Scopri i segreti dell'algoritmo di Tinder e come influisce sulla tua esperienza di appuntamenti online. Comprendi come funziona il suo meccanismo di matchmaking e apprendi strategie per ottimizzare il tuo profilo e aumentare le possibilità di trovare un match. Immergiti nel mondo degli incontri online e domina l'arte di attirare l'attenzione sul popolare app di dating ALGORITMI, STORIE ED ESPERIENZE D'USO SU TINDER L'algoritmo dei match (corrispondenza reciproca) di Tinder e il punteggio (precedentemente chiamato ELO, o "desiderabilità") che viene assegnato all'utente in base a una serie di fattori, determinano il profilo di chi ti verrà mostrato e, anche, a chi verrà mostrato il tuo profilo (e quanto in primo piano). E questo influirà moltissimo rispetto a con chi avrai la possibilità di fare il "match"! Cos'è un algoritmo e come può influire su di te? Un algoritmo è un insieme di regole e istruzioni dettagliate che dicono a un computer
Stamattina la sveglia non ha suonato, non perché vi siate dimenticati di puntarla ma perché è domenica. E quando, ripresi dal torpore del dormiveglia, lo avete realizzato il primo pensiero è stato: "Fantastico, un'intera giornata libera!".
Un pensiero comune che però si presta a una doppia interpretazione: gioia pura per la libertà di poter riempire l'intero giorno a proprio piacimento, o sconforto e un po' di tristezza proprio per lo stesso motivo.
Stare bene da soli e con gli altri
Per noi single il weekend e soprattutto la domenica, sono momenti delicati. Si tratta di giorni che di solito vengono dedicati a fare le cose che ci fanno star bene ma, per chi vive solo, la ricerca di un benessere interiore è una conquista che si raggiunge con il tempo.
Trovare un proprio equilibrio e imparare a star bene con sé stessi è un percorso lungo che a volte ci fa commettere degli errori.
Chi è single tende ad attraversare due fasi: quella in cui ci circondiamo di qualsiasi persona, pur di non trascorrere weekend e feste da soli e quella in cui preferiamo isolarci.
Nel primo caso accettiamo di frequentare gruppi o persone che conosciamo a malapena, con cui non condividiamo alcun interesse.
Ci ritroviamo così in situazioni che mai pensavamo di poter vivere.
Ci ritroviamo così in situazioni che mai pensavamo di poter vivere.
A volte ne usciamo piacevolmente colpiti.
Magari scopriamo in noi un talento da paracadutisti che non sapevamo di possedere!
Oppure ritroviamo una seconda giovinezza che non avevamo neppure a 20 anni e diventiamo improvvisamente i re della notte. Per mesi frequentiamo locali quasi ogni sera, dormiamo 4 ore a notte, ci circondiamo di persone nuove ogni giorno... fino a quando reggere questi ritmi diventa troppo impegnativo.
Sentiamo il bisogno di rallentare e piano piano ritroviamo un nostro equilibrio.
Altre volte, invece, ci ritroviamo in situazioni che ci annoiamo, ci sentiamo a disagio e ci pentiamo amaramente di aver accettato quell'invito.
Magari scopriamo in noi un talento da paracadutisti che non sapevamo di possedere!
Oppure ritroviamo una seconda giovinezza che non avevamo neppure a 20 anni e diventiamo improvvisamente i re della notte. Per mesi frequentiamo locali quasi ogni sera, dormiamo 4 ore a notte, ci circondiamo di persone nuove ogni giorno... fino a quando reggere questi ritmi diventa troppo impegnativo.
Sentiamo il bisogno di rallentare e piano piano ritroviamo un nostro equilibrio.
Altre volte, invece, ci ritroviamo in situazioni che ci annoiamo, ci sentiamo a disagio e ci pentiamo amaramente di aver accettato quell'invito.
La reazione più saggia sarebbe rielaborare l'esperienza negativa e trasformarla in qualcosa di positivo.
Facciamo un esempio. Altre persone single ci invitano a fare una gita in montagna. Dopo due ore di viaggio raggiungiamo una località incantata, con sentieri che si diramano ovunque, verso un lago dai mille colori, un rifugio in quota, un punto panoramico... Proprio mentre siamo indecisi su quale direzione intraprendere, scopriamo che gli altri stanno attrezzando un picnic a un metro dall'auto e da lì non hanno alcuna intenzione di muoversi.
Ecco, se siamo degli amanti della montagna e del trekking, il pensiero saggio da elaborare dovrebbe essere: "Con loro, in montagna non verrò più. Li frequenterò piuttosto in altre occasioni, come ad esempio una cena o un'uscita al cinema".
Invece la reazione sbagliata, ma anche la più comune, è: "Con loro non uscirò più".
Il rischio di isolarsi
Potremmo fare altre centinaia di esempi ma il concetto è sempre lo stesso: il rischio è quello di chiudersi nell'isolamento.
Ci convinciamo che con quelle persone non ci si diverta, che una determinata gita ha senso farla solo con amici cui siamo particolarmente legati e non con dei conoscenti che frequentiamo da un mese, che quella compagnia è troppo giovane/vecchia/introversa/estroversa... insomma, ogni pretesto è buono per giustificare il nostro rifiuto ad aggregarci a loro.
Si finisce così con il trascorrere sempre più tempo soli, abituandosi e apprezzando sempre di più la nostra solitudine.
Ma attenzione: tutto questo non significa aver imparato a star bene con sé stessi. È piuttosto una fuga dalle nostre paure più profonde. E, più ci abituiamo a stare soli (a casa, nel tempo libero, nelle commissioni, in qualsiasi momento...), più faremo fatica a relazionarci con gli altri.
A volte ci sentiamo demoralizzati e fatichiamo a relazionarci con gli altri. Ma dobbiamo pensare che entrambe le reazioni (vita ascetica e vita super-estroversa) sono fasi passeggere.
E sono anche percorsi di crescita importanti per capire chi siamo e cosa desideriamo veramente.
L'importante è non dimenticare l'obiettivo principale: imparare a volerci bene e coccolarci.
Perché, solo quando impareremo a star bene con noi stessi, staremo bene anche con gli altri.
E sono anche percorsi di crescita importanti per capire chi siamo e cosa desideriamo veramente.
L'importante è non dimenticare l'obiettivo principale: imparare a volerci bene e coccolarci.
Perché, solo quando impareremo a star bene con noi stessi, staremo bene anche con gli altri.